L’associazione degli alcolisti anonimi è stata fondata a metà degli anni ’30 del secolo scorso da due alcolisti di nome Bill Wilson e Bob Smith: un agente di borsa e un medico. I due si erano accorti di essere in grado di non bere perché si aiutavano in maniera reciproca: a quel punto diedero vita a un gruppo di auto mutuo aiuto. Proprio gli alcolisti anonimi hanno adottato per primi il metodo dei 12 passi, una tecnica finalizzata a supportare gli alcolisti che desiderano non bere più: stiamo per scoprirla grazie anche agli specialisti del Centro San Nicola.
L’affidamento
Nella richiesta di aiuto, c’è un fenomeno psicologico dalla cui importanza non si può prescindere: è quello dell’affidamento. Ebbene, i primi tre passi che compongono il metodo dei 12 passi si basano proprio sull’affidamento. Il punto di partenza è rappresentato dal riconoscimento, da parte del soggetto alcolista, della propria incapacità di risolvere il problema in maniera autonoma, senza ricorrere all’aiuto di altri. In molti casi, un alcolista chiede l’aiuto altrui solo dopo aver effettuato diversi tentativi da solo: tentativi che si sono rivelati fallimentari. Non è così semplice compiere il primo passo, perché in buona sostanza si tratta di ammettere di non essere in grado di farcela da soli.
Il secondo passo
A questo punto, si può procedere con il secondo passo, che consiste nel riconoscimento di un potere che va oltre il singolo ed è superiore ad esso. Per il metodo dei 12 passi non c’è una regola a cui attenersi per l’identificazione di questo potere superiore, che può sì essere rappresentato dal gruppo, ma anche – per esempio – da Dio.
Come si procede
Con il terzo passo, quindi, si decide di affidare il recupero personale a un’entità più grande, rinunciando a utilizzare solo le proprie forze. Il gruppo è diverso dalla semplice somma dei vari individui che lo compongono: questo non va mai dimenticato. Il quarto passo consiste nel far fronte alla realtà e accettarla, mentre il quinto passo prevede di parlare della propria situazione con altre persone. Solo in questo modo si può mettere da parte la vergogna. Con il sesto passo si accettano i rimandi, ed è in questa fase che il gruppo riveste un valore decisivo: i rimandi sono, appunto, i riflessi emanati dalle altre persone. È come se l’alcolista si trovasse di fronte a uno specchio.
L’umiltà
L’umiltà è l’atteggiamento alla base del settimo passo, perché permette di avere voglia di accettare il sostegno che viene messo a disposizione dagli altri. L’ottavo passo, invece, richiede di riconoscere i danni che con le proprie azioni sono stati causati alle altre persone. Ne consegue direttamente il nono passo, che richiede di fare ammenda con onestà: chiedere scusa alle persone che hanno dovuto subire le conseguenze dell’alcolismo.
I passi finali
Con il decimo passo, l’alcolista non deve mai abbandonare la guardia ma, al contrario, restare sempre vigile su sé stesso, con un atteggiamento trasparente e disponibile a identificare comportamenti non funzionali e atteggiamenti sbagliati. La spiritualità e la preghiera, poi, sono il riferimento per l’undicesimo passo, che invita ad adottare atteggiamenti che mirino a quello che conta davvero nell’esistenza. Si tratta di provare a entrare in contatto con il potere superiore che era stato identificato all’inizio. La degna conclusione di questo percorso personale, rappresentato dal dodicesimo passo, prevede di offrire il proprio aiuto ad altre persone che devono fare i conti con lo stesso problema, mettendole nelle condizioni di ammettere la vera natura dei torti di cui si sono rese protagoniste sia a sé stesse che agli altri esseri umani.